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Non mi sazia niente
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- Giuseppe Colavito
- @colavito_g
Ciao amici. Benvenuti nell'ultimo pompelmo.
Per chi non lo sapesse, sono tornato in Italia!!! È un piacere essere tornato qui ed avere paura ad ogni passo di essere stirato sotto una macchina mentre sono sulle strisce pedonali.
Nell'ultimo periodo ho sofferto molto la solitudine negli Stati Uniti, e non sentivo che ci fosse qualcosa di nuovo, curioso, carino che potessi raccontarvi.
Mi dispiace, ma pompelmo non è nato per mettermi un'altra pressione addosso. È nato per essere un divertente diario di viaggio, e quando si è molto tristi è davvero difficile scrivere un divertente diario di viaggio.
La verità è che io non sono divertente.
Lo sono diventato per avere degli amici.
Perché mi sentivo molto solo, e credevo che le persone divertenti avessero più amici.
E forse avevo ragione.
Ma io non sono questo.
Adesso siamo tutt'uno.
Ma è una parte incollata con lo scotch.
Perciò, se cerchi delle risate... ti consiglio di recuperare i post precedenti e lasciar perdere questo qui.
Bene, a te che sei rimasto: grazie.
Sto per aprire una porta verso una parte di me che credo si sia sempre intravista anche qui. Anche se il motivo per cui sei qui è perché sono un pagliaccio.
È difficile nascondere qualcosa di così potente, oscuro, spaventoso.
Non mi sazia niente.
La pancia ancora mi brontola.
Non mi sazia niente e niente mi ha mai saziato veramente.
Non esiste un traguardo, un riconoscimento, un avvenimento che mi possa far sentire finalmente calmo, sicuro, bravo, speciale, meritevole di affetto.
Non c'è persona che possa dirmi "Bravo" in modo che io poi ci creda veramente.
Non c'è niente di tutto ciò.
Ci siete voi, che dite "Cazzo, sei andato alla NASA", e ci sono io che vi rispondo "niente di che".
Vorrei dirvi che sto giocando, che sto interpretando una parte, che voglio sembrare umile.
Vorrei che fosse così semplice.
Ogni volta che sento di avvicinarmi al traguardo, il traguardo si allontana.
Ogni volta che inizio a sentirmi fiero di me, la mia ombra mi affossa.
E devo ripartire.
Ricominciare la scalata.
Ogni volta più stanco.
Sempre più debole.
Perché se il traguardo non arriva mai, la cosa più naturale da fare è smettere di correre.
Vorrei sentire di aver fatto qualcosa di speciale.
Vorrei sentirmi speciale, utile, bravo.
Vorrei smettere di correre una corsa estenuante, che una bandiera a scacchi non ce l'ha.
Ma a volte sono fortunato.
A volte sono sopravvalutato.
E chissà cosa succederà quando verrò scoperto.
E quindi corro.
Perché solo se corro posso sentirmi accettabile.
Solo se corro posso avere un abbraccio.
E più corro e più sono solo.
Più corro e più mi crolla il pavimento sotto i piedi.
Crollano le mie certezze.
Finiscono le cose a cui aggrapparsi.
Vorrei essere leggero.
Vorrei festeggiare le mie vittorie.
Ma sono sul pavimento.
Sono un contenitore vuoto.
Progettato per soddisfare qualcun altro.
Per rimanere con la polvere in mano.
Vorrei essere fiero di me.
E ci provo, mi sveno.
Cerco di dare peso ai più piccoli traguardi quotidiani.
Ma non riesco a prendermi in giro.
Io non valgo un cazzo.
Non sono degno di affetto, di festeggiamenti, di gratitudine, di nulla.
Per quanto io provi a dirmi il contrario, per quante prove possiate portarmi per dimostrarmi il contrario, non ci riuscirete.
Forse chiunque penserebbe il contrario considerando solamente quello che ho fatto negli ultimi mesi.
Ma c'è un'eccezione.
Quell'eccezione sono io.
Mi hai creato per avere fame.
Credevi che così avrei trovato da mangiare.
Ed avevi ragione.
Ora ho tanto cibo.
Ma la fame non se n'è mai andata.
Perché non ero io a voler mangiare.
Io volevo solo sentire caldo.
È stato un viaggio difficile, ma sarebbe stato più difficile senza di voi. Grazie di cuore a chiunque abbia speso anche solo un secondo per scrivermi un messaggio, per mandarmi una stronzata, per leggere pompelmo.
Se mi vedete con un laccetto della NASA appeso, è un reminder anche per me. Sono io che lotto contro la mia fame. Non è solo un banale flex. È qualcosa di più.
Alla prossima avventura!
Giuseppe